La storia dell’azienda ha radici lontane, nel tempo come nelle distanze. Siamo a Turi (BA), nei primi anni del 1900, quando già da diverse generazioni ci si tramandava la tradizione della coltivazione della vite e della produzione del vino quando Modesto Dell’Aera, viticoltore e produttore di vini, tramandò al figlio Pasquale, oltre che il suo sapere anche la sua intraprendenza imprenditoriale.

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TURI 1940. Pasquale Dell’Aera a destra

Sul finire degli anni ’60 a un giovane Pasquale fu offerta un’opportunità lavorativa importante: riconvertire e progettare da zero numerose aziende sparse per la Calabria. Ebbe non poche remore ad accettare, avrebbe dovuto lasciare, anche se temporaneamente, la sua famiglia e la sua amata Turi, ma la proposta era allettante e le opportunità di crescita evidenti. Accettò.

Così Pasquale Dell’Aera cominciò a lavorare in Calabria, inizialmente con brevi e veloci trasferte, poi sempre più lunghe e frequenti. Dopo vari lavori fatti sul territorio calabrese, arrivò il momento di riprogettare l’azienda “San Giacomo” nel Comune di Soveria Simeri. Il giorno in cui arrivò nella valle di Grandine, si trovò d’avanti a un paesaggio mozzafiato, un susseguirsi di colline dolci e pianure fertili cinte da due fiumi, il Simeri e l’Uria, a pochi passi dal mare ma con alle spalle i monti innevati della Sila Piccola. Fu un colpo di fulmine! Subito s’insinuò l’idea di investire e restare in quel meraviglioso posto. Lo convinse definitivamente l’intuizione e la lungimiranza della moglie Elisabetta, che gli fece notare e sottolineò la presenza abbondante di acqua, ricchezza inestimabile per chi, come loro, spesso avevano perso i propri raccolti per la sua mancanza.

 

VALLE DI GRANDINE

Quindi nel 1973 Pasquale lasciò la sua Puglia e si trasferì in Calabria insieme alla sua famiglia. Acquistò San Giacomopoi sempre nella stessa valle la Maddalenae impiantò i primi vigneti, dopo anni di selezione e ricerca sui portainnesti e sulle cultivar più idonee a questo areale. La famiglia Dell’Aera mise così radici in Calabria.

Pasquale, così come fece suo padre Modesto, lasciò il passo a suo figlio Vito Modesto, che fin dalla fine dei suoi studi, da sempre lo aveva affiancato. Vito, grazie alla sua dedizione e all’instancabile supporto della moglie Rosaria (per tutti Pina), da sempre innamorato della valle, acquistò le tenute Cantoratoe Laca, dedicandosi oltre che alla coltivazione della vite anche alla coltivazione di pesche e agrumi. Tuttora, la gestione e l’organizzazione di tutte le operazioni agronomiche, si svolgono sotto la sua imprescindibile guida.   

TENUTA CANTORATO 1991. Vito e Pina con i figli Matteo e Francesco
TENUTA LACA 1995. Pasquale, Vito e Francesco Dell’Aera

Nel 2008, il primogenito di Vito e Pina, Matteo, ultimata la carriera formativa come agrotecnico, manifestando sin da giovanissimo grande interesse per la vinificazione e spinto dal desiderio di riprendere una tradizione ormai divenuta secondaria, si dedicò con dedizione alla realizzazione di un progetto molto più grande dei sui 19 anni. In pochi anni, il sogno di vinificare le uve prodotte con passione prese forma.

MATTEO E FRANCESCO

L’obiettivo di Matteo era chiaro, bisognava fin da subito puntare a produrre vini di alta qualità ed è proprio per questo motivo che la cantina venne allestita con le migliori tecnologie presenti sul mercato.

Dopo anni di studi, prove e lavoro, finalmente, con il rosso dell’annata 2013 si ottennero le caratteristiche ricercate per il vino che avrebbe dovuto rappresentare in giro per il mondo la visione della famiglia Dell’Aera.

Il vino era dunque pronto per andare in bottiglia, mancava però qualcosa: il logo.

Fu pensando alla disposizione geografica delle tenute che un’idea prese piede, perché non scegliere un ippocampo? Infondo i vigneti si affacciano sul meraviglioso Golfo di Squillace, noto anche come “Baia degli Ippocampi” per la presenza di numerosi esemplari di cavalluccio marino. La presenza di questa magnetica creatura è motivo d’orgoglio, ritenuta indicatore di salubrità dei mari che la ospitano. Non mancano poi i richiami alla cultura e mitologia greca, l’ippocampo è simbolo di buon auspicio e infatti veniva raffigurato intento a portare in salvo le fanciulle cadute in mare. L’ippocampo sembrò perfetto per rappresentare il legame con il territorio, la storia e la cultura dell’intera Calabria.

Nacque così la prima etichetta, il “Grandane”.